Tramadolo contro CBD per il dolore: vince il CBD!

Interessante testimonianza tratta da un blog americano su CBD e Tramadolo. Traduzione dell’articolo:
https://bottomlineinc.com/blogs/common-threads/tramadol-vs-cbd-for-pain-cbd-wins

Non era la telefonata che qualcuno vorrebbe mai ricevere: mia madre di 86 anni era caduta e stava andando in ospedale. Oh, accidenti! La buona notizia è che era “solo” una frattura da compressione di una delle sue vertebre: avrebbe potuto essere peggio in circa un miliardo di modi. Due notti di osservazione in ospedale e poi a casa con un menu cinese di farmaci, tutti progettati per gestire il dolore mentre il suo osso ha il tempo di guarire. Il menu includeva …

  • Cerotti di lidocaina da cambiare ogni 12 ore;
  • Ibuprofene (Motrin o Advil) ogni quattro ore;
  • Tramadolo ogni 4-6 ore se il dolore è troppo forte. Il tramadolo è un oppioide che può creare dipendenza ma meno rispetto ad altre opzioni;
  • Oxy-qualcosa nel caso in cui il dolore peggiori davvero. Questo è quello pesante.

La gestione del dolore in realtà è molto importante per una frattura come questa perché i medici non vogliono che il paziente rimanga a letto, il che aumenta il rischio di coaguli di sangue e polmonite. Invece l’obiettivo è quello di gestire il dolore in modo che il paziente possa effettivamente muoversi, anche se non saltare di nuovo in palestra o, nel caso di mia madre, portare il cane a passeggio e sedere al lavoro.

A suo merito, ha parlato dei rischi degli oppioidi e ha sottolineato che la mamma dovrebbe usare le opzioni più sicure prima di passare a quelle più potenti. E ha anche sottolineato che non sarebbe stato “indolore” ma che invece dovrebbe mirare a un dolore accettabile. Questo è un problema importante che si verifica con la gestione del dolore: settare le aspettative del paziente che il dolore deve essere tollerabile piuttosto che invisibile. Invisibile semplicemente non accade nella maggior parte dei casi e questa aspettativa incoraggia l’uso continuato dei farmaci.

Nonostante l’annuncio stile “pubblicità progresso”, il suo medico le prescriveva ancora non uno ma due oppioidi … ed era ancora più irremovibile sul fatto che avrebbe dovuto seguir entrambe le prescrizioni per tenere a bada il suo dolore in modo da poter alzarsi dal letto ed evitare altre complicazioni.

Conoscendo perfettamente i rischi associati agli oppioidi, mia madre è diventata il più conservatrice possibile: lidocaina, sì … Motrin, sì. E per i primi giorni, prendeva uno o due capsule di tramadolo al giorno per alleviare il dolore e lasciarla dormire. Non sembra poi così tanto.

Ma la scorsa settimana ho intervistato Bob Stuttman, ex capo dell’ufficio della DEA a New York, per uno dei nostri podcast Advocator, e mi ha detto che l’assunzione di oppiacei anche per soli quattro giorni può aumentare significativamente le probabilità che si instaurino tolleranza e dipendenza.

Lunedì, quattro giorni dopo la sua caduta, le ho inviato a casa un campione di pomata a base di CBD. Questo è un prodotto di cui abbiamo parlato ampiamente e che abbiamo aggiunto al nostro negozio dopo una lunga ricerca di un prodotto che soddisfaceva i nostri requisiti di alta qualità a un buon prezzo.

Quella sera ricevetti il seguente messaggio dalla mamma: “L’unguento è buono. Penso meglio della patch. ” Progresso.

La mattina dopo ricevetti un altro messaggio: “Non prendo più medicine dalle 21:00. Il balsamo è incredibile.” Successo!

È stata una settimana fa. Mia madre non ha più toccato Tramadol o Motrin da allora. E per fortuna, non ha mai dovuto estrarre l’Oxy-qualcosa dal pacchetto.

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Dottore in Ingegneria Informatica, laureatosi con una tesi di ricerca sviluppata presso IMMCNR di Lecce sul riconoscimento biometrico utilizzando il pattern dell’iride umana, web developer e web marketer presso la web agency Web Lab24, docente di “scienze e tecnologie informatiche” e “scienze e tecnologie elettroniche” presso la Scuola. Uomo di scienza, convinto antiproibizionista da oltre venti anni. Un cittadino in attesa di leggi più giuste e in attesa di ristori.

Chi sono i budtender?

Un budtender (o una budtender) è un membro dello staff che lavora all’interno di un negozio (dispensario) in cui viene venduta cannabis medica o ricreativa, o anche all’interno di un cannabis social club, come in Spagna. Il compito di un budtender è quello di offrire suggerimenti ai clienti, rispondendo alle loro domande e illustrando loro i prodotti venduti. In altre parole è una sorta di commesso della cannabis, o di barista

Origine del nome

Il termine budtender è stato individuato da Merriam-Webster già dal marzo del 2018, è un portmanteau (una parola composta) che combina le parole “barista” (tender) e “gemma” (bud). Come un barista, i budtender servono i clienti all’interno di uno stabilimento autorizzato allo spaccio di cannabis, mentre il termine bud si riferisce alle cime di fiori secchi di cannabis utilizzati per il consumo.

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Risoluzione del Parlamento Europeo sulla cannabis terapeutica del 13 Febbraio 2019

Il Parlamento europeo,

–  visto l’articolo 168 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea,

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Perché i mass-media nascondono le informazioni sulla cannabis e disinformano?

I mass-media non vi dicono tutta la verità sulla cannabis perché se lo facessero fallirebbero.

Conoscete la teoria nota come modello di propaganda elaborata da Herman e Chomsky? Questo modello cerca di spiegare il funzionamento della propaganda nei mass-media: stampa, radio, televisione e anche il web in fondo.

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Cannabis light? Legale o no?

Su questo sito ci occupiamo di cannabis medica, quindi ha senso parlare anche di cannabis light, perché che sia noto o meno a legislatori e magistrati, anche quella può sortire effetti terapeutici. E detto tra noi, sicuramente meglio cercare un po’ di relax con quella, che con l’alcol o le sigarette. Sarebbe ancora meglio farlo con dell’olio di CBD, senza inalare prodotti della combustione, ma questa è un altra storia o forse no.

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Chi può prescrivere la cannabis?

Sentiamo spesso pazienti che riportano che il loro medico di famiglia ha detto loro che per poter prescrivere la cannabis è necessario il parere di uno specialista, è successo anche a chi scrive. Ci teniamo a ribadire che questo non è assolutamente vero. Un medico che vi dovesse dire ciò è ignorante o in malafede.

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La cannabis (hemp) è legale a livello federale, ma Big G e FB ancora la censurano

Ho da poco appreso che la canapa è legale a livello federale negli Stati Uniti d’America, la fonte è DolceVita Online, più che autorevole in materia, quindi non è una bufala! Peccato che è una notizia vecchia di tre mesi fa: https://en.wikipedia.org/wiki/Hemp_Farming_Act_of_2018.

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Continuità terapeutica negata! Grazie Ministra Grillo, grazie Federfarma.

Nonostante le tante promesse che da tempo la ministra fa con inopportuno orgoglio e finta determinazione, qua non cambia un bel nulla! …e io pago!

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Cannabis e disinformazione

Non ho ne la presunzione ne il tempo di riuscire a raccogliere in maniera sistematica la mole di notizie e fatti attinenti alla disinformazione che affligge la cannabis, e non potrei certo farlo in un solo articolo. Disinformazione a volte abilmente manovrata, come è successo in passato, e ancora capita. Altre volte disinformazione in buona fede, anche se è sempre discutibile la fede di chi informa male perché si informa poco e male.

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L’OMS non conosce l’hashish

Sul sito dell’OMS presso il link che segue si parla di marijuana.

https://www.who.int/substance_abuse/facts/cannabis/en/

Ad un certo punto ci sta una notevole imprecisione, la riporto di seguito in lingua originale e tradotta.

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