Gli scienziati hanno dimostrato che un ingrediente attivo della cannabis sovraregola significativamente l’autofagia, prolungando sia la durata della vita che la durata della salute nei vermi nematodi C. elegans.

Due dei componenti più noti della marijuana sono il tetraidrocannabinolo, o THC, e il cannabidiolo, o CBD. Hanno la stessa composizione atomica, ma differiscono nella struttura. Il THC fornisce lo sballo che è spesso associato all’uso di marijuana. Il CBD, d’altra parte, è considerato benigno e sembra possedere proprietà antipsicotiche, pro-cognitive, antinfiammatorie, antiepilettiche e antiossidanti. Nel giugno 2018, la FDA ha approvato Epidiolex, il primo farmaco da prescrizione a base di CBD, per forme rare di epilessia e successivamente per il trattamento di alcune convulsioni. Tuttavia, la ricerca su entrambi i composti è ancora agli inizi.

In questo nuovo studio, gli scienziati hanno approfondito il funzionamento del CBD utilizzando i vermi nematodi C. elegans, che è considerato un buon modello per gli studi iniziali, anche in geroscienza.

Ricerche precedenti hanno dimostrato che il CBD può aumentare la durata della vita in C. elegans e zebrafish, ma il meccanismo era rimasto sconosciuto. Un altro studio ha scoperto che il CBD induce l’autofagia nelle cellule neuronali in coltura. In questo nuovo studio, i ricercatori hanno tentato di indagare la relazione tra questi due effetti.

L’autofagia è il processo di rimozione di vari detriti cellulari, come proteine ​​​​mal ripiegate e organelli disfunzionali. Non sorprende che questo sistema di manutenzione sembri essere molto importante per la salute e la longevità in numerosi organismi modello e nell’uomo.

Il trattamento con CBD ha notevolmente aumentato l’attività autofagica in diversi tessuti e tipi di cellule, il più drasticamente del 78% nei neuroni. I ricercatori hanno quindi convalidato questi risultati in vitro su diversi tipi di cellule, inclusi i neuroni ippocampali primari del topo. È importante sottolineare che l’autofagia alterata nel cervello è considerata una delle principali cause del morbo di Alzheimer.

I vermi sul CBD sono vissuti molto più a lungo dei controlli. I ricercatori hanno anche misurato la durata della salute dei vermi. Molti interventi che prolungano la durata della vita in C. elegans spesso portano a una compromissione funzionale, come una diminuzione della motilità. Tre metriche di salute popolari in C. elegans che diminuiscono con l’età sono la velocità di pompaggio faringea, la capacità riproduttiva e la locomozione, e tutte e tre sono state significativamente ripristinate, anziché alterate, dal trattamento con CBD.

Il gene SIRT1 è stato un popolare oggetto di studio in geroscienza. Uno dei suoi ruoli è un mediatore dell’autofagia. Eliminando SIRT1 nei neuroni del topo, i ricercatori sono stati in grado di cancellare molti dei vantaggi del CBD, indicando un ruolo cruciale di SIRT1 nella mediazione degli effetti indotti dal CBD.

Il CBD è un composto intrigante che potrebbe avere numerose qualità benefiche. Questo studio amplia la nostra comprensione degli effetti del CBD, collegandoli all’autofagia, un processo importante che continua a spuntare sui radar dei geroscienziati.

È incoraggiante che il CBD dimostri il più forte effetto pro-autofagia nei neuroni, rendendolo un potenziale farmaco anti-Alzheimer. Ovviamente, il fatto che il CBD aumenti l’autofagia nei vermi non significa che l’uso della marijuana renda gli esseri umani più sani e dovremo vedere prove umane sul CBD e altri composti.

Malato di sclerosi multipla da diversi anni, ha trovato nella cannabis una valida terapia, così valida che nonostante la malattia è sempre in prima linea per la difesa dei diritti dei malati, contro il becero e anacronistico proibizionismo, voluto solo da lobby e criminalità, che sta danneggiando l’intero popolo italiano. Andrea è uno dei fondatori del Cannabis Club La Piantiamo, il primo cannabis club terapeutico italiano, nato nel 2013. Ha un bel bambino e la sua compagna gli è sempre accanto nella sua lotta radicale contro l’immensa ingiustizia proibizionista.