L’argomento dell’utilizzo della cannabis nel trattamento delle malattie neurodegenerative, in particolare nella malattia di Alzheimer, è un tema molto interessante e al tempo stesso dibattuto.
Necessita pertanto di essere affrontato con la massima chiarezza e con rigore scientifico.
Lo si può fare partendo da come agiscono i fitocannabinoidi; cercherò di farlo sinteticamente riportando quelle che sono le attuali conoscenze supportate da lavori scientifici .
CBD: ha una azione neuroprotettiva ed antiossidante più potente dell’ascorbato e del tocoferolo. Inibisce la formazione della placca amiloide.
THC: anche esso effetti antiossidanti e neuroprotettivi. Inibisce l’acetilcokinesterasi incrementandone i livelli e previene per via enzimatica l’aggregazione dell’amiloide nelle regioni cerebrali affette.
Partendo da questi dati il razionale di impiego ci sta tutto.
Se poi si passa ad esaminare la letteratura scientifica i dati sono contrastanti e non omogenei in quanto vengono usati preparazioni di cannabis diverse e a diversi dosaggi e molti sono studi di tipo osservazionale. Peraltro la cannabis è una pianta molto complessa e la metodologia scientifica non può essere applicata a piè pari come se fosse un qualsiasi farmaco; non fosse altro per la complessità del fitocomplesso ed in particolare mi riferisco ai terpeni che giocano un ruolo fondamentale e che hanno essi stessi una valenza dal punto di vista terapeutico. Premesso questo la letteratura e l’esperienza personale, con attualmente 50 pazienti in trattamento, ci dicono che la cannabis nel trattamento dell’Alzheimer è utile ed efficace nel:
- miglioramento del tono dell’umore;
- efficacissima nei disturbi del sonno;
- riduce l’agitazione e l’aggressività;
- stimola l’appetito;
- controlla il dolore in pazienti, ed è la regola, che presentano patologie osteo-articolari croniche;
- ci consente di ridurre l’uso di benzodiazepine e antipsicotici.
La nostra esperienza ci dice che THC e CBD vanno associati con un rapporto di 1:2.
Molto utile l’associazione con terpeni in particolare linalolo e beta cariofillene.
In conclusione la cannabis rappresenta una valida opzione terapeutica in queste patologia.
Medico chirurgo, specializzato in neurochirurgia, ex-dirigente 1°livello presso la Divisione di Neurochirurgia dell’Ospedale V.Fazzi di Lecce. Attualmente Responsabile del Dipartimento di Neuroscienze e Centro Cefalee dello Studio Radiologico Associato Calabrese di Cavallino(LE), struttura privata e accreditata con il Sistema Sanitario Nazionale. Uno dei primi medici in Italia ad aver utilizzato con successo terapie a base di cannabis.