Ill.mo Signor Presidente,
Sottoponiamo alla Sua attenzione un tema che merita di entrare a pieno titolo nel dibattito sul rilancio dell’Italia per la sua rilevanza sociale, economica e ambientale: la regolamentazione della produzione, della vendita e del consumo della cannabis.
Proibizionismo inefficace, legalizzazione danneggia la criminalità
Le politiche repressive in materia si sono dimostrate del tutto inefficaci rispetto agli obiettivi che intendevano perseguire. Lo dimostrano i dati: negli anni il proibizionismo non ha minimamente ostacolato un mercato che conta, solo in Italia, oltre 6 milioni di consumatori. Al contrario, ha
assicurato alle mafie il controllo di un traffico immenso, i cui proventi miliardari contribuiscono a finanziare altre attività illecite come usura, traffico di armi, sfruttamento della prostituzione e riciclaggio.
La legalizzazione della cannabis è già realtà in molti Stati nel mondo: Stati Uniti, Canada, Uruguay e Spagna, solo per citarne alcuni. È tempo di affrontare il tema con responsabilità e lungimiranza anche in Italia. Consideriamo la legalizzazione per quella che è: l’opportunità di
infliggere un duro colpo alla criminalità organizzata, creando e governando un nuovo e virtuoso settore economico. Un’intera filiera produttiva radicata nell’agricoltura con diramazioni sinergiche in ogni altro settore dell’economia.
Enormi benefici per le casse dello Stato e per le nostre tasche
In un momento di profonda fragilità, cogliere queste opportunità è un coraggioso atto dovuto.
Secondo gli studi del Prof. Marco Rossi dell’Università della Sapienza, la regolamentazione della cannabis genererebbe un beneficio per le casse dello Stato di 10 miliardi di euro: 2 miliardi derivanti dai risparmi dall’applicazione della normativa di repressione e 8 miliardi di nuovo gettito fiscale. Gli studi dell’Università di Messina stimano un gettito tra 6 e 8,7 miliardi all’anno. In generale si prevede un aumento percentuale del PIL compreso tra il 1,20% e il 2,34%, con evidenti ricadute positive sul debito pubblico e sui parametri di stabilità economico-finanziaria del Paese.
Meno reati, meno affollamento nelle carceri, meno lavoro per i tribunali
Vanno altresì considerati i risparmi legati alla diminuzione dei reati, con il conseguente alleggerimento del lavoro dei tribunali e un generale miglioramento del sistema penitenziario, sia per gli operatori che per i detenuti. Nonostante presenti una pericolosità inferiore rispetto ad altri
prodotti legali attualmente in commercio, la cannabis è in assoluto la sostanza più perseguita sotto il profilo dei controlli, dei mezzi, degli uomini impiegati e dei processi istruiti. Come indicato dal Ministero dell’Interno, le operazioni di polizia finalizzate al contrasto dei derivati della cannabis sono state 14.786 (su un totale di 25.596) e ben il 96% dei sequestri nello scorso anno ha interessato i cannabinoidi. In Italia i reati concernenti le sostanze stupefacenti rappresentano la causa principale del sovraffollamento carcerario: secondo i dati riportati dal ministero della Giustizia infatti più di un detenuto su tre (il 35,2% contro una media europea del 18%) ha commesso reati di produzione, traffico e detenzione per lo spaccio di sostanze stupefacenti. Anche sul fronte delle sanzioni amministrative si conferma una repressione che punta tutto sulla cannabis: le persone segnalate alle Prefetture per detenzione di sostanze stupefacenti per uso personale (art.75 DPR n. 309/1990) nello scorso anno sono state 39.278. Di queste, l’80% per consumo di cannabis.
Anche la giurisprudenza, a più riprese, ha dimostrato una graduale ma decisiva apertura nei confronti della coltivazione della cannabis. Appena un mese fa, con la sentenza n. 12348/2020, depositata il 16.04.2020, le Sezioni Unite Penali hanno ribadito la non rilevanza penale della
coltivazione domestica di stupefacenti destinata all’autoconsumo
Più posti di lavoro
Uno degli aspetti più importanti è senza dubbio legato al lavoro: un ampio sviluppo del settore determinerebbe un notevole incremento occupazionale. Secondo gli studi del già citato prof. Marco Rossi (audito in Commissione Giustizia lo scorso 18 febbraio) i posti di lavoro generati
potrebbero superare le 350 mila unità. Ne è un esempio il settore della canapa industriale, dove in soli tre anni si è creata una filiera produttiva che garantisce occupazione a circa 10 mila operatori e in cui sono attive più di 3 mila imprese.
Legalizzare garantirebbe il diritto alla salute ora negato
Un’altra tematica di assoluta priorità da tenere in considerazione riguarda poi l’uso terapeutico della cannabis. L’Italia ne consente l’impiego fin dal 2007 per decine di patologie, permettendo a migliaia di persone di ottenere un comprovato miglioramento della propria condizione di salute.
Anche l’ONU ha recentemente ricordato agli Stati l’obbligo di aggiornare le proprie normative per consentire la ricerca scientifica per fini medici e terapeutici delle sostanze psicoattive. In Italia le restrizioni sulla coltivazione non permettono il soddisfacimento del fabbisogno
nazionale di cannabis medica. Aumentarne la produzione garantirebbe ai pazienti il pieno godimento di un diritto costituzionale fondamentale come il diritto alla salute.
Guardando gli Stati Uniti legalizzare conviene
Per avere un’idea più chiara sugli effetti che la legalizzazione della Cannabis è in grado di produrre, è sufficiente osservare l’esperienza dei Paesi che si sono mossi per primi. Studi riferiti al Colorado evidenziano come il consumo tra gli under 18 non sia aumentato in seguito alla
regolamentazione della sostanza. Lo studio annuale del Healthy Youth Survey dello Stato di Washington conferma addirittura una leggera diminuzione dei consumi negli adolescenti tra i 13 e i 16 anni. Ancora: secondo i dati del “Libro Bianco sulle droghe”, edizione 2019, in Canada il
mercato della cannabis vale circa 4 miliardi di euro all’anno tra uso ricreativo e terapeutico.
Negli Stati Uniti sono stati ridotti drasticamente i volumi del narcotraffico mentre il comparto legale vive una crescita esponenziale: nel 2017 il mercato valeva 6,2 miliardi di dollari, attualmente è stimato in circa 10 miliardi di dollari, ma le previsioni dicono che arriverà a ben 22
miliardi di introiti nel 2022. Sfruttando a pieno il potenziale della cannabis, l’Italia, in soli otto anni, potrebbe generare 40,5 miliardi di euro, il 68% del fatturato complessivo attuale dell’agricoltura italiana. La legalizzazione della cannabis consentirebbe un’iniezione di liquidità e creerebbe opportunità occupazionali significative, oggi più che mai necessarie per superare agilmente le ripercussioni economiche legate al Covid-19.
Cazzo Conte non continuare a fare lo gnorri su una cosa così importante!!!
Alla luce di quanto fin qui esposto, Le chiediamo, Signor Presidente, di prendere in carico questa proposta e di valutarla con la serietà, la lungimiranza e il buon senso che da sempre La contraddistinguono. In occasione degli Stati Generali dell’Economia, Le chiediamo la possibilità
di programmare un incontro con alcune delle principali Associazioni di categoria: Federcanapa, Assocanapagroup, Ancica Canapa industriale. Il Parlamento sovrano è già in contatto con queste realtà, e in fase di analisi delle proposte che scaturiranno dagli Stati generali, è pronto a fare la
sua parte.
Crediamo che questa rappresenti una battaglia di civiltà, di libertà individuale e collettiva, una sfida da cogliere, un’opportunità di confermare la resilienza del nostro Paese, che da sempre è capace di tracciare percorsi alternativi e innovativi per superare le difficoltà e proiettarsi nel futuro.
Seguono le firme di cento parlamentari
Dottore in Ingegneria Informatica, laureatosi con una tesi di ricerca sviluppata presso IMM–CNR di Lecce sul riconoscimento biometrico utilizzando il pattern dell’iride umana, web developer e web marketer presso la web agency Web Lab24, docente di “scienze e tecnologie informatiche” e “scienze e tecnologie elettroniche” presso la Scuola. Uomo di scienza, convinto antiproibizionista da oltre venti anni. Un cittadino in attesa di leggi più giuste e in attesa di ristori.