Si dovrebbero studiare sui banchi di scuola i motivi per cui a un certo punto della storia dell’umanità la cannabis, pianta da cui la stessa umanità aveva tratto di tutto nel corso dei precedenti secoli, è stata resa proibita e illegale a causa di complotti politico finanziari.

La politica è colpevole di aver prodotto quel mostro noto come proibizionismo sulla cannabis. Mostro che all’umanità ha fatto immani danni, economici sicuramente, ma direttamente e indirettamente, un danno umano e sanitario immenso.

Gli anni 20 avrebbero dovuto insegnare all’umanità l’inopportunità del proibizionismo, a maggior ragione in un sistema corrotto e corruttibile, in ogni caso come limite alla possibilità di autodeterminazione dell’individuo. Solo che in questo caso non si è trattato di rendere illegale una sostanza psicoattiva, sottraendola anche alla farmacopea, ma si è trattato di distruggere intere filiere agricole e industriali, si è trattato di riempire il mondo di plastica.

Sì hai capito bene, uno dei principali danni causati dal proibizionismo sulla cannabis è proprio il fatto che la plastica ha avuto via libera per diffondersi, in tutte le sue forme. Fino a riempire gli oceani, Tutto per colpa dei proibizionisti e di quelle vecchie stupide che gli han sostenuti credendo di tenere lontana la gioventù dalle droghe, mentre loro si imbottivano di benzodiazepine. Quasi un piacere sadico a rovinare la vita agli altri come sfogo per la propria infelice condizione, questo sono molte anziane signore sostenitrici del proibizionismo, che non hanno neanche idea di cosa sia la cannabis.

Per farmi prescrivere la cannabis in questo sistema sanitario corrotto e malato, pervaso di proibizionismo, che vede in prima linea le aziende farmaceutiche, le quali paventano perdite inimmaginabili se le gente iniziasse ad usare maggiormente la cannabis e i suoi derivati, ho dovuto sudare letteralmente le famose 7 camicie.

Non è certo bastato andare dal mio medico curante, implorarlo anche scrivendo una lunga lettera e perdere tanto tempo per spiegargli le effettive ragioni del mio bisogno di cannabis. Non è bastato che mi conosca e che sappia che comunque uso cannabis di infima qualità da anni. In buona fede, ma disinformato come non mai, mi ha detto che lui non avrebbe potuto (invece qualunque medico può) e che avrebbe provato a parlare con tizio e alla fine nulla di fatto. Insomma mi ha detto che non avrei potuto averla per curare il dolore, l’ansia, la depressione. Invece sì che posso averla e potevo averla. Solo che per avere questa benedetta prescrizione ho dovuto contattare uno dei pochissimi dottori informati in materia e iniziare a collaborare con lui, così è nato il sito su cui ti trovi in questo momento.

Stesso tipo di disinformazione si respira quando si parla di cannabis light, ossia di quella con un tenore di THC inferiore a una certa soglia. Ho una pianta nel giardino, ma immagino che se la mettessi sulla veranda, genererei non poco scompiglio. Insomma le attuali leggi ancora producono e sostengono il criminale proibizionismo sulla cannabis, arrecando ogni giorno danni alle tasche e alla salute di onesti cittadini, e ogni giorno sostenendo l’abuso di potere nelle varie forme. Perché vietare questo crea: abuso da parte chi può gestire la cosa vietata, che lo faccia legalmente o meno. Basta proibire, soprattutto in questo momento storico in cui lo Stato deve dare ai cittadini, anche per risarcire i danni causati da questa chiusura forzata. Ecco che almeno non continui a togliere, resto sempre in attesa di un adeguato risarcimento e resto in attesa di una maggiore cultura e consapevolezza del pubblico che restituisca la libertà a questa pianta e a chi la utilizza per vivere meglio.

Dottore in Ingegneria Informatica, laureatosi con una tesi di ricerca sviluppata presso IMMCNR di Lecce sul riconoscimento biometrico utilizzando il pattern dell’iride umana, web developer e web marketer presso la web agency Web Lab24, docente di “scienze e tecnologie informatiche” presso la Scuola. Uomo di scienza, convinto antiproibizionista e utilizzatore di cannabis da oltre venti anni. Un cittadino in attesa di leggi più giuste e in attesa di ristori.