Nel 2004 Ethan B.Russo, per chi non lo conoscesse è uno dei maggiori esperti internazionali di Cannabis, formulò l’ipotesi dell’esistenza di una sindrome da deficit clinico di endocannabinoidi, partendo dalla considerazione che la cannabis risultava efficace nel trattamento di fibromialgia, emicrania e sindrome dell’intestino irritabile; tutte sindromi che hanno in comune una sensibilizzazione centrale, che comporta un abbassamento della soglia del dolore.

Questa sindrome da carenza clinica di endocannabinoidi è stata confermata dal rilevamento nel liquor cefalorachidiano (LCR) di bassi livelli di anandamide, l’endocannabinoide sui cui recettori agisce il THC, nelle patologie sopraindicate.
Nel 2016 lo stesso Russo ha pubblicato a tal riguardo un lavoro pubblicato su Cannabis e Cannabinoid Research in cui fa il punto della situazione della ricerca scientifica.

Emicrania, evidenze terapeutiche dell’uso di cannabis

Partiamo dall’emicrania per poi esaminare fibromialgia e sindrome dell’intestino irritabile in successivi articoli.
L’emicrania come è noto è una patologia estremamente frequente che colpisce prevalentemente il sesso femminile, con un rapporto di 3:1) e che specie nelle forme croniche può portare ad una disabilità notevole.
Il possibile rapporto tra emicrania e sindrome da carenza clinica di endocannabinoidi è supportata da numerosi lavori scientifici; il sistema endocannabinoide interagisce con i recettori della serotonina e il sistema trigemino vascolare che rappresenta il primo movens dell’attacco emicranico. È stato osservato che l’anandamide riduce la dilatazione dei vasi meningei indotta dal peptide correlato al gene della calcitobina (CGRP) anche esso implicato nella genesi dell’attacco emicranico.
Fino a poco tempo fa sono stati pubblicati solo case report sull’utilizzo della Cannabis nell’emicrania; molto interessante è invece un lavoro americano pubblicato nel 2016 su Pharmacoterapy in cui 120 pazienti trattati in profilassi con la cannabis presentavano una riduzione della frequenza degli attacchi da 10,4 a 4,6 al mese. I dati sono evidentemente rilevanti.

La mia esperienza con emicrania e cannabis

La mia esperienza personale mi porta ad utilizzare la Cannabis in terapia di profilassi soprattutto in quei pazienti in cui le terapie di profilassi tradizionali (beta-bloccanti e antiepilettici) si siano rilevate inefficaci.
Per il trattamento dell’attacco acuto la cannabis assunta per vaporizzazione è una validissima alternativa in caso di fallimento della terapia tradizionale con i triptani.
In conclusione la Cannabis dovrebbe entrare nel bagaglio terapeutico di chi si interessa di Cefalee e rappresenta una valida opzione terapeutica. Per altro fine ottocento-primi novecento preparati galenici a base di Cannabis venivano regolarmente usati nel trattamento dell’emicrania.

Medico chirurgo, specializzato in neurochirurgia, ex-dirigente 1°livello presso la Divisione di Neurochirurgia dell’Ospedale V.Fazzi di Lecce. Attualmente Responsabile del Dipartimento di Neuroscienze e Centro Cefalee dello Studio Radiologico Associato Calabrese di Cavallino(LE), struttura privata e accreditata con il Sistema Sanitario Nazionale. Uno dei primi medici in Italia ad aver utilizzato con successo terapie a base di cannabis.